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domenica 1 aprile 2012

Un tesoro al forte dei mari. Capitolo 1


Un tesoro al forte dei mari.
Capitolo I: Un inseguimento da terminare.


Allora, è tutto pronto per la fuga signor Blackpie?” chiese il capitano mentre saliva sulla passerella della goletta rivolgendosi a Franzesk.
Beh, non ci lasciano altra scelta” - rispose Franzesk - “sembra proprio che a breve dovremo giocarci la luna a colpi di sciabola. Quella galea malandata ci segue da tre giorni e questa è una rotta poco trafficata. Ci stanno col fiato sul collo, e non capisco ancora perché non ci siano saltati addosso.”
Signor Blackpie, vorrei sapere perché siete così preoccupato dall'eventualità di un abbordaggio”- disse il capitano voltandosi prima di aver attraversato il ponte.

Franzesk Blackpie cercò di far capire al capitano quale fosse l'aria che si respirava sottocoperta: un'aria pesante, carica di ansia e timore. Il capitano iniziò ad ascoltare Franzesk con vivo interesse. Egli nutriva una grande stima per il suo secondo, nonostante il carattere lunatico e a tratti paranoico che lo rendeva un elemento alquanto instabile. Ne aveva già data conferma in diverse occasioni. Una volta cavò gli occhi di un avvocato di Cartagena de Indias, solo perchè era certo di averlo visto in compagnia di alcuni bucanieri che volevano organizzare un golpe ed uccidere il governatore imposto dalla corona spagnola. Lo aspettò fuori dalla locanda, lo seguì fino a casa ed una volta dentro l' abitazione gli sfregiò entrambi gli occhi con un solo colpo di lama, lanciò una torcia nello studio e fuggì cercando soffocare le risate in un ghigno sardonico. Più tardi si seppe che alcuni di quei bucanieri erano stati mandati alla forca con le scuse più disparate (le impiccagioni “preventive” sono sempre state il messaggio più efficiente da parte dei governi in questioni spinose di politica interna) ma nei documenti ufficiali le indagini su Blackpie si arrestarono di colpo, come se mancassero dei tasselli a quel quadro così perfetto. Sapeva bene quanto fosse preziosa la libertà e proprio per questo aveva una cura quasi compulsiva per i dettagli. E per lui gli occhi di un avvocato non erano altro che dettagli.
Capitano, gli uomini sono stremati; la metà di loro non dorme più di quattro ore al giorno e gli altri si lamentano per i turni di lavoro straordinari. I nostri inseguitori stanno innervosendo l'equipaggio ed ho come l'impressione che possano tramare qualcosa contro di lei.”
Il capitano si fermò ad osservare l'acqua, poi risolutamente rispose: “Bisogna evitare ad ogni costo lo scontro frontale: quella piccola imbarcazione è un cutter, appena scoperte le nostre intenzioni avrà il tempo necessario per avvertire e far avanzare i vascelli da guerra della marina britannica. Una battaglia in queste condizioni sarà combattuta all'ultimo sangue, ma li vedrebbe vincitori e sono sicuro che non vedono l'ora di giocare a cricket con le nostre teste. L'unica salvezza è quella di raggiungere il prima possibile le vicinanze di Maracaibo per nasconderci nella foresta in attesa che si calmino le acque.”
Disse il capitano, posando una mano sulla spalla del secondo per dargli sicurezza.
Verremo spazzati via come gusci di noce in una tempesta mio Capitano” - ironizzò Franzesk Blackpie con aria preoccupata – “Ma salendo su questo vascello ho promesso di abbandonarlo solo con la morte, il mio vittorioso traguardo! Eh eh eh, Coff! coff!”
Deve ancora nascere il capitano di vascello che avrà la mia testa”
Disse il capitano, lanciando deciso un'occhiata di ammonimento verso Blackpie e congedandosi da lui dopo avergli fornito le disposizioni per la navigazione.
La giornata era molto serena ed il mare relativamente calmo. Una quiete surreale, interrotta solo dal gorgogliare dell'acqua che viene lacerata dalla parte viva della goletta pirata. Il rollìo della nave seguiva sinuosamente quello delle onde e la faceva sembrare parte di quell'immensa distesa blu.
Il primo giorno di navigazione passò senza intoppi: il vento favorevole aveva infatti permesso di distanziare gli inseguitori all'orizzonte e, durante il suo turno, Pal Dearigot riuscì a suonare una rincuorante melodia per il resto della traversata, ristabilendo completamente il morale di quella irrequieta ciurma.
All'alba del secondo giorno di navigazione la vedetta scorse delle navi spagnole probabilmente appartenenti ad una carovana diretta a Maracaibo. Il capitano, grazie al mercante turco Kham Ara, aveva appreso che le carovane spagnole dirette verso le coste africane per caricare gli schiavi da portare nelle piantagioni del sud america venivano usate come copertura per una nave d'appoggio carica d'oro. Questa nave, scortata da un vascello da guerra, raccoglieva tutto l'oro delle americhe destinato al vecchio continente e si univa alla carovana per poi dividersi dal resto delle navi al ritorno nei pressi delle isole Canarie. Questo espediente serviva ad ingannare gli equipaggi di filibustieri e bucanieri, temuti per il loro coraggio e la loro abilità nel portare una nave: la marina britannica e quella spagnola erano consapevoli infatti della disciplina che vige su una nave pirata, pari se non superiore a quella di una nave militare.
Alla vista della carovana l'equipaggio iniziò ad agitare le sciabole e a inneggiare motti di sfida, ma Donegood dominò la ciurma urlando con decisione e tono imperioso: "Miei fedeli marinai, vi prometto che la vostra fame di oro e sangue sarà placata dopo che saremo partiti da Port Royale. Ma fino ad allora, sarete voi a promettermi di trattenere la vostra rabbia fino all'assalto finale! Quelle carovane non sono altro che dei diversivi per pirati di bassa lega!"
La ciurma rispose con un boato di acclamazione, e il capitano continuò:
"Adesso andate tutti ai vostri posti, controllate le armi e dirigete questa goletta verso il golfo a est di Maracaibo, abbiamo un pesce più grosso che vuole assaggiare il ferro delle nostre sciabole! Ahyoi ciurma!"
"Ahyoi!" rispose in coro tutto l'equipaggio, tornando subito ai posti di manovra.
Ci avranno visto?” - disse Blackpie
Probabile, ma non si fermeranno neanche ad accertarsi delle nostre intenzioni. Hanno troppa fretta”
“Lo spero, Capitano”
Il capitano indicò al secondo l'insenatura sulla mappa di navigazione, dopodiché diede veloci disposizioni sull'attracco e si ritirò in cabina. Svelto come un gatto, il fido Blackpie era già alla barra e aveva istruito gli uomini sul da farsi. La nave filava a tutta velocità verso le coste di Maracaibo!
Verso il pomeriggio la goletta arrivò in prossimità della costa. A vederla dal mare sembrava che non nascondesse nessun bacino adatto alla fonda di una nave: solo un occhio esperto avrebbe potuto scorgere la baia nascosta da un lembo di terra ricoperta di piante. Questo luogo, ben conosciuto dall'esperto capitano Donegood, era una insenatura stretta ma abbastanza profonda e nascosta da una folta vegetazione che si gettava fin dentro il mare. Pochi esperti marinai sono capaci di manovrare in bacini dalla bocca così stretta e per questo tutto l'equipaggio si mise in moto per far entrare la nave nell'insenatura senza incagliarla. Le operazioni furono un gran successo, grazie all'abilità di quei sorprendenti marinai e alle favorevoli condizioni climatiche. Dopo aver messo alla fonda la nave l'equipaggio sbarcò senza problemi sulle piccole coste della baia e iniziò a preparare un accampamento per passare la notte nella giungla. La giungla è un luogo molto pericoloso, ma anche per questo si rivela un ottimo nascondiglio. Si dice che siano infestate da tribù cannibali e vengono evitate persino dai soldati Reali inglesi e da quelli spagnoli! Ma un equipaggio temibile come quello del Sea Adventurer avrebbe pututo calarsi all'inferno e tornare senza una scottatura!
Bene” - Disse il capitano - “Qui saremo al sicuro anche dagli attacchi. È poco probabile che i cannibali ci assaltino”.
Che lo facciano!” - Interruppe Roofus - “Avranno del buon ferro da digerire, questo è certo!”
Tutti si girarono verso di lui, infuocando l'affermazione con schiamazzi di approvazione!
Roofus T. era un pirata particolarmente taciturno, si scomodava soltanto in poche occasioni. Per questo motivo tutti i membri dell'equipaggio, Donegood compreso, ignoravano quale fosse il suo vero cognome. Tante volte è stato chiamato Roofus T. che probabilmente ha finito con il dimenticarlo lui stesso!
La pausa aveva giovato molto alla ciurma, e il capitano fu felice di dare doppia razione di cibo e grog a tutto l'equipaggio per festeggiare i recenti successi e rinfrancare gli animi. La nave era piena d'oro e l'obbiettivo principale era nasconderlo. Il capitano Donegood aveva intenzione di sotterrarlo su un isolotto poco conosciuto da altri briganti e dalle corvette dei reami europei, dopo aver scaricato l'equipaggio di mercenari a Port Royale mantenendo solo i suoi più fidati collaboratori. Non era infatti raro che il capitano si servisse di coraggiosi bucanieri reclutati fra le file dei più temibili pendagli da forca della Jamaica: essi infatti avevano una mira eccezionale sia in terra che in mare e combattevano con grandissima foga. E qualunque tosto bucaniere o filibustiere sarebbe salpato assieme al capitano Donegood, con o senza paga, senza sognarsi minimamente di giocargli un brutto tiro.
Il vero equipaggio di Robert Donegood, conosciuto in tutti i caraibi come “la ciurma del diavolo”, era formato da espertissimi marinai provenienti da tutto il mondo. Poche persone, fedeli fino alla morte e capaci di mettere a ferro e fuoco una città come Haiti o Maracaibo con un solo richiamo per tutti i filibustieri dei caraibi!
A tarda sera gli animi iniziarono a movimentarsi: i marinai erano allegri e facevano onore al grandioso pasto cucinato per l'occasione. L'accampamento era nascosto dai fitti alberi e non c'era pericolo di venire scorti dalla costa, quantunque il capitano avesse accuratamente istruito i marinai per non far scorgere i fuochi dal mare. La musica suonata da Pal Dearigot rendeva i marinai dei giocosi ragazzi, impegnati a sbranare i pasti con avidità e bere i boccali di grog a loro assegnati con stupefacente velocità.
Il capitano Donegood si avvicinò di nuovo al suo secondo.
Frazesk” - disse con aria tranquilla - “Domani pagheremo i mercenari e li faremo scendere a Port Royale, non c'è più nulla di cui preoccuparsi. Questo posto è sconosciuto a molti, e i pochi che lo conoscono sono quasi tutti morti. Quello che voglio da te è che, appena arrivati in Jamaica, ti metta in contatto con quel tuo amico francese. Mi fido molto del tuo giudizio e so che non mi porterai sul legno delle persone inaffidabili.”
Blackpie sorrise: “Capitano! Mi dispiace di aver dubitato delle sue parole. Non avrà da pentirsi su questa scelta. Contatterò il francese non appena i miei piedi toccheranno il suolo Jamaicano.”

2 commenti:

  1. Niente male, scrivete bene :)
    Se volete qualche critica eccole:
    la parte centrale non scorre tanto, forse per il fatto che non si capisce ancora la storia, ma d'altronde è solo il primo capitolo! Non abbiate fretta e curate la forma, altrimenti a chi non piace leggere sul computer si stancherà già a metà!! Spero che nel secondo capitolo comincerà a capirsi la storia... :)

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  2. Grazie per aver letto il brano!
    Pubblicheremo a breve anche il secondo capitolo. Capirai tutto una volta finito il racconto. Cerchiamo sempre di renderlo il più gradevole possibile; tralaltro la storia la capisci solo alla fine :)
    Buona prossima lettura!

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