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sabato 21 aprile 2012

le cronache di Bump

Le cronache di Bump


Secondo ciclo KOra





Uno strano caso di omonimia

“Ehi Fred!” mormorò tra sé e sé il giovane, “ehi Fred” si fece eco, “ti è proprio spuntata una fighetta di scarafaggio per scappare a quel modo e i topi mannari non erano mica tanti questa volta, beh sicuramente di più di quelli che uccisero tuo padre, beh si poi lo violentarono a giro, passandoselo come una straccetto da sega, ma diamine questo non gli impedì di farsi rispettare dentro ai cunicoli . Lo chiamavano il senza occhi beh questo gli costò la pelle, ma quanti ne fece fuori di pirati spaziali, tredici o forse quattordici” il gelo nel petto al soggiungere dei ricordi. “ E tu, ecco tu.. quanti ne hai uccisi di pirati spaziali, te lo dico io amico nessuno, non sei in grado di fare nulla, magari perché non ti metti a novanta e diventi una di quelle troie risolute e consapevoli del fatto che non sanno difendersi, almeno potrai mangiare carne tutti i giorno” strinse i pugni si voltò all’indietro verso il buio del cunicolo, si rigirò fermandosi e pianse per un istante. “ Si sei proprio una fottutissima fighetta di primo pelo, la prossima volta mettiti in fila per il pane e non vantarti con gli altri di aver tenuto testa ai topi mannari, almeno se quello che racconta la tua bocca pallonara non risulta essere il vero, perché dannazione amico un giorno capiterà che inciamperai e non ti sarà facile riportare quelle tue chiappette ossute e sporche sin dentro la pelle da riposo quando sarai stanco” . Il mercato degli scarti era quasi pieno quest’oggi, uomini forzuti scaricavano alacremente rifiuti dai cassonetti mobili che venivano spinti nel sottosuolo dalla superficie.


Ogni tre pezzi di ferraglia potevi contare sul banco uno scarto umano, a tratti vedevi teschi sui quali si vedevano alcuni capelli, ma questi andavano via subito come articoli per la cosmesi femminile, poteva capitare raramente però di vedere anche qualche osso con residui di carne, ma questi li tenevano per se i portatori. Le scorie radioattive abbondavano sui mercati tanto è che rimanevano quasi sempre invendute. Dai cassonetti sgocciolava sempre del percolato, spesso utilizzato come unguento o disinfettante per curare le ferite da taglio. Fred alzò il cappuccio e lo portò dietro il collo, si guardò attorno e piano si diresse verso la zona del banco. Una donna stava partorendo in terra, mentre due signore anziane la stavano soccorrendo, fece per scansarle con molta cautela, altrimenti sarebbe stato coinvolto suo malgrado. Il banco era un enorme tavolo con una lastra di plastica spessa diversi centimetri e dal color beige scuro a causa del sottile strato di grasso e sporco sedimentato per tutta la sua area, è vero che se con una punta di una lama facevi pressione potevi staccarne un pezzo per mangiarlo. Sui bordi, dal lato dei portatori invece venivano appuntate il numero di merci e la qualità delle stesse secondo un ordine ben preciso, ovvero secondo importanza alimentare. Ciò che era commestibile veniva prima di ciò che serviva a proteggersi dal clima del settore o di ciò che serviva ad attaccare gli altri e così via, tutto veniva subordinato al cibo. Sui banchi c’erano anche cose che i pirati smerciavano dentro il paese, come alcolici scaduti e dopanti, insomma cose che permettevano agli uomini di potersi avvalere di uno svago virile e all’altezza del proprio ego e perché ovviamente non riuscivano a rivenderle negli altri pianeti. La gente che arrivava nei pressi dei tavoli attendeva con ansia il proprio turno, sempre per i motivi più disparati. Lo stazionare durava solo per alcuni minuti e nel massimo rispetto della distanza tra gli astanti e tenendo a mente sempre che la possibilità di reclamare non era concessa a nessuno. A guardia dei tavoli erano stati messi degli energumeni orrendi e sfregiati con qualche mutazione o qualche arto meccanico di fortuna, per questo venivano chiamati gli sfollatori, erano agenti di ordine e nessuno osava andare oltre il guardar a terra per evitare qualsiasi contatto visivo con qualcuno di loro. “Per le forme della donna scarafaggio, tuonò la testa di Fred, cazzo amico io non voglio stare assolutamente a rompermi i cosiddetti aspettando in una fila per mordere qualche polso o per cercare di rubare dei capelli e poi rivenderlo alle signore che vengono dopo” , Il ragazzo era in fila da alcuni minuti e già pregustava il misero pasto concessogli. “Ehiii amico ma cazzo ,ma sei Fred “fece una voce da dietro “cazzo amico, sono qui voltati , ehi guarda verso di me, Ehiiiii !!! amico” Fred fece finta di nulla le guardie erano addormentate e quella persona stava sbracciando troppo velocemente e con un tono di voce non consentito; uno degli sfollatori che si era addormentato al di sotto di uno dei canali di approviggionamento, venne svegliato dal frenare brusco di uno dei carrelli, e disturbato affondò la pala enorme che aveva tra le mani nel terreno e fece per alzarsi. Una montagna di carne e rabbia addormentata si vide alzarsi e torreggiare tra quei banchi; il bestione era alto oltre tre metri e largo ben due, il fetore che emanava era tale da potersi riconoscere dentro una discarica di blatte morte, Fred iniziò veramente a temere per la propria incolumità,intanto la voce diventava sempre più insistente e forte. Uno dei cenciosi davanti si voltò e disse: “ senti cazzone rispondigli prima che attiri tutti gli sfollatori della zona, altrimenti ti sposti dalla fila e vai via”, Fred si levò pochi passi indietro e si diresse verso di lui non curante delle conseguenze del suo gesto. “ Cosa vuoi Bort? Cosa diamine vuoi? Se non mi giro c’è un fottutissimo motivo, e se c’è un dannato motivo vuol dire che non voglio che tu infranga questo divieto. Spero che ti sia chiaro Bort, l’altra volta tu e il tuo amico Cencioso Will avete combinato un bel casino dentro il tunnel dell’aria 9 con tutti quei ratti mannari, erano tanti che quasi mi cacavo nelle mutande, ma no il signorino Stracazzo Bort vuole solo parlare, eccomi dimmi” le due personalità di Fred si ebbero in un solo diretto monito nel giro di pochi secondi e senza dar tanto nell’occhio. Stracazzo Bort si sistemò il cappello di animale dietro come a voler prendere le distanze da tale linguaggio scurrile, aggrottò le sopracciglia dandosi un tono , e disse: “ amico hai cacato male quest’oggi? No perché vorrei proprio sapere se quelle spine che hai lasciato nel cunicolo erano tutte quelle della tua lingua, beh amico avevo un affare sottomano, ma siccome hai appena detto a Bort di farsi i cazzi suoi.... beh Bort allora si farà i cazzi suoi.” Il cervello di Fred si scollegò, “ scusa! Cosa diamine sta dicendo ? se è vero che questo lurido bocchinaro ha un diamine di affare sottomano allora ci sarà del cibo vero da potersi infilare in gola, amico non devi perdere quest’occasione, no no assolutamente non devi gettarla fidati di questo pazzo che emana un tanfo tremebondo! Ma certo si diamogli pure il culo e a proposito a chi intesto questo assegno? Ma se il cretino ha qualcosa da offrire perché non fregarlo? Si diamine adesso lo posso fregare, anzi lo possiamo fregare.” Fred si fermo e sistemò il bavero della camicia al suo amico, tolte fintamente la polvere e disse con voce calma e profonda “ ehiii aborto di un Bort da quanto tempo non ci si vede? Eh come va nei quartieri delle fogne? Sempre a spalar merda? Son contento quella tosse ti è passata? Son contento sai ti dirò .... bene bene .. ma lo sai che ti trovo dannatamente bene..e in forma ... e i denti che sciccheria... allora sei venuto a propormi qualcosa da fare vero? Di che vuoi parlarmi?”. “Ecco ma per dirti questa cosa dobbiamo lasciare la fila, e la possibilità di avere una cosa da mangiare non la voglio perdere amico, scusa ma questo viene prima di qualsiasi cosa, prima il mio stomaco e poi il resto, di questo spero ne sia convinto pure tu, o sbaglio? Ecco vedi se non rispondi non mi sbaglio vuol dire che sei d’accordo”. Fred si voltò prima a sinistra e poi a destra per vedere cosa strava succedendo accanto e se qualcuno li avesse ascoltati , ma tutti avevano sulla testa il loro cappuccio e non voleva indagare oltre troppi sguardi l’avrebbero ricambiato. Dopo essersi salutati continuarono a seguire la fila ma sul tavolo non v’era rimasto nulla; Fred sconfitto dalla fame si voltò e si diresse verso Bort “domani qui allo stesso orario attenderemo la fine dell’approvvigionamento e poi ci fermeremo sotto la tettoia di plastica, speriamo solo che non ci sia una delle solite inondazioni di rifiuti liquidi, vedi di esserci”. Bort era ormai convinto che il suo piano sarebbe andato in porto, quelle parole dette in quell’istante e con aria mesta, siglavano tra due disperati un patto di costrizione. Fred si levò il cappuccio sulla testa e si scostò lentamente dalla folla, con aria rassegnata vagò ciondolando in cerca di qualche insetto da mangiare tra i gli spazi che passavano nei tepee. La disperazione non lasciava mai cibo al suo passaggio; camminò ancora, poiché è vero il detto che si usa dire da queste parti: “la speranza non svanisce mai come le malattie cutanee non curate”, ciò che rende insostenibile la fame è l’illusione di metterla a tacere. Scostò prima una sacca dove erano depositati attrezzi, dovevano appartenere ad uno dei lavoratori del tunnel, erano ancora sporchi di merda e terra. Non che fosse necessario pulirli, ma la domanda che nasceva spontanea era perché metterli nel posto dove si dorme. Poco più in la,verso la zona che va per lo sbocco dei cunicoli si potevano ascoltare i rantoli affannati e il vociare confuso dei ladruncoli che si inseguivano per le vie, qualcuno ha preso ciò che non gli appartiene e per questo sarebbe morto a fine giornata; da queste parti chi ruba deve riuscire a scappare altrimenti ne diventa la cena del malcapitato a cui aveva fatto il torto, difatti non sono sconosciute a questi uomini pratiche di cannibalismo anche cruente persino nella stessa famiglia. Alla fine del giorno o meglio del giro Fred non trovò nulla e come una delle tante ombre che infestano queste fogne svanì dentro uno dei cunicoli. Entrò nella conduttura facendo il percorso contromano della merda, mentre quella defluiva verso il basso lui risaliva il canale a tentoni accompagnando l’andatura incerta con le mani e tentando di farsi largo tra gli odori che neanche più avvertiva. Al buio non ci si abitua quasi mai, dovresti nascere dentro il buio e viverlo per renderti conto che è sempre difficile averne ragione ( o la meglio). Nessun animale è mai totalmente cieco. Ai bordi del cunicolo si appoggiavano le sacche dei lavoratori del pozzo, si sentivano di tanto in tanto fragorosi rumori d’intestini che si svuotavano e colpi di tosse che rendevano il passaggio ancora più inquietante. Fred cercò con la mano una sacca vuota per potersi riposare e cercar un rifugio che non fosse in terra tra gli escrementi e gli attrezzi dei lavoratori, tutte le sacche erano piene, tutti stavano dormendo. La disperazione iniziò a farsi largo nel cuore del ragazzo, quando ad un tratto un po’ di polvere gli scivolò sul viso e sul naso facendolo fermare, la scostò senza farsi troppe domande, e proseguì, altri due passi e dell’altra polvere gli cadde in testa coprendogli le spalle e il viso. Voltò la testa verso il soffitto del cunicolo e senti dei rumori come di cedimento e iniziò a correre in avanti, caddero delle piccole pietre, poi si udì un rumore come di ali, una spedizione di blatte giganti si era fatta spazio sino al cunicolo dove dormivano i lavoratori, piombarono prima in cinque allargando così il buco; Fred era ancora incredulo, di lì a poco sarebbe era certo che sarebbe scoppiato l’inferno, se avesse gridato le blatte avrebbero preso anche lui; in silenzio lentamente facendo attenzione a non inciampare facendo rumore scappò. Il tunnel si riempì di Blatte giganti, una dietro l’altra fuoriuscivano come un fiume nero lucente dal varco che le prime avevano aperto, ognuna tentava di accaparrarsi uno degli uomini che dormivano dentro le sacche, con i grossi artigli strappavano le pelli e con le mandibole risucchiavano i cervelli dei lavoratori dormienti, pochi istanti dopo il cunicolo si era svuotato e nel sangue e tra i resti giacevano sparse le uova, che venivano covate dal tepore. Un rivolo di sangue avvertì le persone che stavano sotto il cunicolo che durante la notte era successa una carneficina, alcuni di loro cercarono di guardare all’interno ma senza scovare nulla, solo un forte odore di sangue rappreso e orina fresca di insetto; gli uomini accorsi subito senza darsi peso lo sigillarono con delle grosse pietre, dunque una delle vie principali alla città era stata chiusa per sempre. Fred che abitava nel settore nord della città proprio sotto una delle vie di areazione, era arrivato a casa, era lontano dal luogo dell’appuntamento ma perlomeno era vivo, e questo gli bastava. Nessuno voleva abitare vicino la volta per diversi motivi, il principale era perché si aveva la ferma idea che un giorno la volta sarebbe crollata e stando a ridosso della calotta chi vi abitava non avrebbe avuto alcuno scampo, ma il motivo principale invece secondo Fred era proprio quello di aver sempre per ultimi la razione di cibo quotidiana. Si nota da questo che il coraggio in questi luoghi non esiste e non esistono nemmeno le domande retoriche sul senso della vita che chi ha la pancia piena si pone di continuo, insomma qui nessuno si fa problemi e tutti proseguono nell’indifferenza più totale. L’unico accordo comune era quello di costruire al di sopra delle città sotterranee delle volte di ferro fondendo tra loro tutte le lamiere e i residui bellici che una volta erano in superficie. Difatti era facile e anche bello vedere come tutto il ferro e le strutture che proveniva dalle armi componessero delle tessere perfette di un mosaico involontario. Ai quattro punti cardinali si decise di far corrispondere invece delle enormi prese d’aria che facevano filtrare aria radioattiva verso il sottosuolo, era chiaro come le persone si fossero abituate a quell’aria malsana. Fred prese un panno e lo avvolse attorno ad una pietra, se lo mise dietro la testa e si addormentò. L’aria nelle condutture divenne calda segno che l’alba stava era alle porte oppure che una delle tante esplosioni nucleari erano avvenute nella parte superiore del pianeta, fatto sta che quell’aria fece risvegliare il ragazzo, e questo fu la scusa per levarsi dal letto e andare a cercare il suo amico Bort. Scese velocemente la parete ricurva come fosse un ragno, mettendo i piedi uno dietro l’altro con una precisione chirurgica, evitando di ferirsi ovviamente con una delle lamiere sporgenti. Con le braccia sollevò per intero il suo peso e si infilò dentro il cunicolo che l’avrebbe portato nella parte bassa della città. C’era tante persone a camminare dentro, dato che uno dei cunicoli nella notte era stato chiuso, e per questo tutti i flussi si erano naturalmente deviati dentro quello secondario. “ Vediamo se questi stronzi si levano, se muovono quelle vesti logore e mi lasciano passare, sono davvero curioso di sapere cosa diamine voglia quel mostro sdentato di Bort, ieri non sono riuscito a pensare, troppo rumore, troppo rumore decisamente troppo”. Al lato passeggiavano le donne che andavano a cercare animali morti nel pozzo, per farsi delle pelli di ricambio. Fred arrivò al condotto principale e svoltò seguendo l’odore di grasso e sporco dei tavoli, c’era gente che si apprestava ai tavoli e altri che raccoglievano oggetti o pietre e le mettevano all’imbocco del cunicolo, era una società silente e di rado si sentivano schiamazzi o urla di felicità, guardatosi attorno cercò con lo sguardo attorno, ma la gente sembrava essere tutta identica ricurva sulla propria tristezza e senza essere troppo distante dai propri impegni, la ricerca del sopravvivere era una delle cose che sapevano fare meglio. Camminò per pochi minuti e si fermò su una seggiola di pietre accatastate. Scivolando da un lato dei cunicoli arrivò Bort, Fred lo vide e fece finta di nulla, si sarebbe avvicinato lui, anche se il desidero di sapere in cosa consistesse l’affare si faceva sempre più totale e coinvolgente, l’ansia lo stava lentamente divorando dall’interno. Sceso anch’egli dal cunicolo arrivò nella parte bassa atterrando su uno dei carrelli pieni che stava per essere svuotato. Svanì per riapparire da dietro uno dei tepee più alti posti al centro della piazza. Si levò dietro le orecchie il cappuccio e guardandosi circospetto si avvicinò a Fred “ Ehiiii Fred, faccia di culo di blatta,come ti va? Hai visto il cunicolo? Hanno chiuso il principale... diamine che posto del cazzo che è questo, beh non che sopra sia meglio, ma almeno non devi mangiare a mezz’aria e non devi lottare con i pirati del Giallo, quelli si che fanno cacare in mano i ratti mannari.” Fred gli strinse la mano per salutarlo e disse“beh, che cosa avevi da propormi, anzi cammina con me e ne parliamo” “beh hai presente il settore sette? Parte alta della città? Donne.. quelle vere intendo e non quelle con mutazioni, niente pustole.... tutti i denti, beh cazzo hai presente una figa? Beh ecco quella esattamente.” Rispose Fred:“Le intoccabili ... quelle che i pirati portano dai viaggi per il consiglio di superficie? Si ne ho sentito parlare.. ma che hai intenzione di fare? I pirati non sono da toccare, tengono vivo il pianeta. Quindi anche loro sono intoccabili oltre al fatto che sono gli unici a possedere le armi”. “Amico, lurido cane d’un amico, per quanto concerne il nostro affare,dovremmo capire cosa tu desidereresti? Vuoi ancora vivere in questo inferno, beh io no,mi sono stancato di questa merda e mi sono stancato dei tavoli e del finto cibo che ci danno da mangiare; ho bisogno di tutto! Adesso il settore sette è l’Eden di ogni straccio d’uomo come noi, ma all’interno del suddetto settore c’è un tesoro che va al di là di ogni nostra immaginazione, ecco io voglio la nave! A me basta fuggire da questo cacatoio!”. “Sei pazzo sappi che ci ammazzeranno prima di entrare nella parte superiore e poi metteranno i nostri culi sulle banchine della nave per farci risucchiare l’intestino per poi spargerlo ai quattro angoli della galassia, no e poi no sei solo un povero cazzone di merda, fottiti non voglio nemmeno sentirti”. Bort rise guardandolo “ beh stamattina hai cacato un bello stronzo a forma di palle, visto che te la stai facendo addosso di nuovo è inutile che io mi rimetta a spiegarti che prenderemmo solo una delle navi per scappare e arrivare ad una delle lune vicine e poi lasceremmo tutto per nasconderci e dimenticare; coglione senza coraggio ho tutte le piante dei cunicoli le ho tracciate passo per passo evidenziando tutti i passaggi a rischio e ho calcolato tutti gli orari d’ingresso e d’uscita delle navi, a noi basta salire, ho visto come fanno a guidarle, non mi sembra difficile. Se non ti va bello lo andrò a proporre a chiunque”. Fred lo guardò innervosito “ no, non lo dirai a nessuno a te non conviene assolutamente dire niente a nessuno, rischieresti di essere venduto per un barattolo di liquore scaduto, cosa che meriteresti, non so se accettare, dammi del tempo per pensarci... ho deciso tanto fra poco tempo questa città sarà invasa dalle blatte e se non verrò sbranato sarò violentato da qualche topo mannaro.” “Quindi?” domandò Bort? “ “accetto, ma si farà anche a modo mio, dunque smettila di domandare oltre... a domani..... vediamoci al cunicolo principale.” I due si salutarono con un cenno del capo e si lasciarono velocemente. Le ore trascorsero in fretta, il mercato si riempì e tutte le persone tornarono a riversarsi dentro quasi subito; tutti mossi dalla fame e dalla noia andavano a formare le infinite file di persone silenziose che richiedevano da mangiare. Fred attese pochi istanti prima di avvicinarsi alla fila e poi scomparve dietro i tepee, l’altro era già lì ad aspettarlo. “Ehi amico dannazione sei arrivato finalmente” Fred passò la mano sulla spalla del suo amico “hai visto buco di culo senza denti? Hai visto.. adesso sono qui, cosa ne pensi se muovi il culo, lasci perdere i saluti e andiamo a depredare?”. “Da dove hai tirato fuori tutto questo coraggio, maledetto cane necrotico e purulento? Bene tienila in serbo, perché oggi andiamo a prendere a calci in culo il destino”. Si allontanarono subito con grande calma; Fred allontanava dalla mente i pensieri, che andava a compiere un suicidio doveva essere conscio che non sarebbe tornato vivo, e una missione del genere non avrebbe lasciato alcuno scampo, la convinzione troppo radicata dell’amico di poter sconvolgere la routine a quel modo era di sicuro un diavolo consigliere che dava i peggiori suggerimenti possibili. Entrambi presero l’imbocco del tunnel. “È troppo in alto stai pur certo che non riusciremo ad entrare facilmente, ci stancheremmo prima, ci sono troppi dossi e il rischio di esser notati è alto, ascolta sai cosa?credo che l’unica maniera di poter risalire in superficie sia approfittare di una delle carrozze ”. “sono d’accordo ragazzo”. I due si levarono i cappucci marroni sul volto e approfittando dell’ombra di uno dei tepee. Si piegarono sulle ginocchia appoggiando le schiene al lato del cunicolo, facendosi cadere a terra per fingersi morti, tutto ciò non aveva alcun senso ma li rassicurava dando un tono di sforzo e epicità necessario all’impresa, strisciarono lentamente come vermi tra i rifiuti e gli escrementi depositati sul fondo del cunicolo, dopo aver scansato con gli avambracci ben tre metri di rifiuti arrivarono al binario della carrozza. Sopra non v’era nulla allora si divisero ai lati dei binari sistemandosi uno di fronte all’altro, d’un tratto come per miracolo uno stridere fortissimo annunciò l’arrivo del carrello ultracarico. Lentamente avanzava sotto il peso eccessivo al proprio interno, agganciato ad una catena enorme dalle maglie larghe di ferro arrugginito. Dentro il cunicolo dalla parte dell’apertura alla città si sentì un ringhio disumano, era uno degli sfollatori che stava entrando per prendere il materiale; un piede enorme largo almeno quattro volte quello di un uomo, fece tremare il cunicolo, era come se un terremoto in miniatura stesse aspettando all’imboccatura; una mano afferrò il carrello e lo alzò con un solo gesto deciso. Nessuno dei due accennò alcun movimento, si piantarono ai lati come dei morti impossibilitati dalla paura anche nel respirare. Il carrello venne trascinato in avanti, svuotato e rimesso sul binario, lo sfollatore si rigirò scansando con i piedi la roba avvicinandola al banco, si voltò verso il cunicolo e poi lanciò un urlo fortissimo e assordante era il segnale che il carrello era stato vuotato. Pochi istanti e i due riaprirono gli occhi e vedendolo vuoto vi si lanciarono dentro; un forte scossone e poi un vuoto d’aria fortissimo, i due iniziarono ad urlare dalla paura, la violenza con cui venivano trascinati verso l’alto era inaudita. Arenati al fondo del carrello si sistemarono facendo pressione verso il bordo con i piedi per non essere sbalzati fuori a causa della fortissima pressione, paura e urla si mischiarono in un vortice di secondi. Si fermò di colpo facendogli fare un grosso salto verso l’esterno volarono sino ad arrivare dalla parte opposta sbattendo con forza verso uno spuntone di roccia che ne fermò la corsa. Il tunnel continuava ancora verso l’alto per alcuni metri, forse cinque o sei al massimo, ma i due giacevano tramortiti a causa del forte impatto contro la roccia. Dopo un ora Fred si riebbe “diamine che cosa cazzo è successo, che gran dolore alla testa, di sicuro siamo finiti fuori dal carrello, Ehi bort dove sei? Ecco anche lui è svenuto.” Il ragazzo prese la mano e la levò alla testa, la faccia era più ruvida del solito, “sono pieno di polvere dannazione che idee di merda che abbiamo avuto,ecco come doveva finire.” Le dita andavano avanti e indietro sul volto e tastavano un lunga crosta di dolore, con un unghia fred sollevò staccandola una piccola crosta rossa scuro, una macchia di sangue ormai rappreso gli solcava il volto dal lato sinistro e un grosso taglio gli attraversava la testa dal basso verso l’alto, allora terrorizzato tentò di svegliare il suo compare “ sveglia... e svegliati dannazione a te... cazzo! Dannatissima pigra merda inutile, vedi di alzarti che ne ho le palle piene delle tue idee,non vedo il fondo del cunicolo, ma siamo arrivati ecco vedo da questo punto il tombino di sopra, e se ci appendiamo in pochi secondi siamo arrivati a destinazione,quindi adesso alza il culo e muoviti..” scosse il la spalla con uno strattone deciso, ma Bort non dava segni di risposta. Fred si distese tranquillamente accanto al suo amico, e rilassandosi disse“bene allora quando ti svegli ci alziamo e saliamo per questa cazzo di conduttura..” Il tombino venne alzato e un odore di morte e polvere rossa scivolarono via rapidamente da quella fessura, Fred si stava riaddormentando quando l’odore lo mise in allarme, qualcuno stava per scoprire la loro fuga, allora prese a tirare pugni alla spalla del compagno quasi gridando “ svegliati cazzone, svegliati! Che qui ci fanno la pelle e ci rigettano sotto in pasto alla gente di sotto! Svegliati testa di cazzo!” niente non c’era alcuna risposta dall’amico, allora lo girò subito dall’altro lato; era senza metà del volto, freddo ormai, era morto e anche da alcune ore; allora Fred fu preso dalla paura più alienante e dallo sconforto, trasfigurato in volto dal sangue e dalla situazione; era rimasto solo su uno spuntone di roccia con il cadavere dell’ amico al suo fianco, coperto di sangue in viso e con la paura di essere ucciso. “Bene adesso dovevi morire maledetto cane... non ti preoccupare amico ora ti porto con me sopra, dai andiamo” lo alzò con molta difficoltà portandoselo sulla spalla cingendogli la vita con il braccio. Mise un piede in una fessura e fece forza, salì un passo dietro l’altro aiutandosi con tutte e due le mani, mentre il suo amico era in bilico sulla spalla. Il tombino era spalancato e man mano che si saliva il calore era tanto forte da lasciare senza fiato, il sudore gocciava dalla fronte rendendo l’ultimo metro impossibile. La testa uscì dal tombino e davanti agli occhi si presentò uno spettacolo incredibile. Aria rosso sangue e luci fortissime che balenavano da tutte le parti, polvere dello stesso colore che si alzava e si depositava nuovamente al terreno da ogni parte si potevano sentire rumori fortissimi e urla e grugniti schiocchi di frusta. Fece l’ultimo sforzo portando il busto del tutto fuori dal cunicolo, cadde riverso in avanti facendo cadere di lato il corpo del morto “beh ora che ti ho portato qui e non sei morto giù ti consiglio di levarti di torno”. Si rigirò sulla schiena tirando fuori anche i piedi dopo iniziò a scrutare il cielo fermando la testa in tutte le direzioni possibili ma non riuscendo ad avere la percezione della profondità, in quel vortice di novità si era perso felice di non essere nel suo mondo. Gli occhi ci misero poco ad abituarsi ai colori e non appena le polveri si diradarono lo spettacolo dell’impossibile gli si parò innanzi. Un mostruoso dosso rosso purpureo cavo alla sua sommità svettava di fronte al suo volto terrorizzato, ai suoi lati e dal cratere del materiale giallo brillante e semiliquido colava mentre degli sfollatori assiepati ai piedi di questo contenitore tentavano di ricacciarlo dentro con delle vanghe giganti. Un rumore dalla parte opposta fece distogliere lo sguardo dalla scena, si voltò e vide dei nani di un ferro scintillante dal colore dell’ argento con gambe piccolissime e dalle braccia e dai busti enormi, sulla loro schiena una grossa ruota dentata gli collegava la testa al fondoschiena percorrendoli per intero, questi spostavano con i pugni i carrelli sopra le rotaie per avvicinarli ai cunicoli che sicuramente sarebbero andati al sottosuolo, male porte sembravano essere molte di più rispetto ai cunicoli conosciuti. Sfollatori con trivelle suturate ai polsi scavano il terreno emettendo dei ringhi disumani, altri accanto spostavano le pietre incandescenti che fuoriuscivano dallo scavo e le ammonticchiavano con le mani sul carrello. Molto probabilmente era un enorme fucina di scorie nucleari dove venivano raffinati per qualche scopo assurdo le i rifiuti tossici, non era la superficie o meglio non si poteva capire. Fred lasciato l’amico dietro di sé tentò la fuga verso il fuori e spaventato dall’ambiente si nascose dietro uno dei tanti carrelli che erano radunati vicino uno dei dossi. Ad un tratto il silenzio piombò in quel posto, tutte le attività si fermarono di colpo, quelli che trivellavano smisero quasi subito tra i ringhi sommessi gli altri che arginavano il flusso di materiale giallo infilarono le vanghe nel terreno, i nani si spensero di colpo a fecero cadere le teste in avanti. Un’ombra enorme si proiettò nel folto della nube rossa, scrivendo dei contorni non ben delineati, sembrava essere uno sfollatore ancor più gigante degli altri che lavorano lì o sotto, man mano che i secondi passavano l’ombra si rimpiccioliva e un ronzio metallico si faceva appena sentire. Tutti tacquero, da dietro una cisterna riversa al terreno sul lato, un buffo cappello fece capolino, e sotto di quello un piccolo uomo dal volto violaceo a cavallo di una mosca grossa il doppio di lui stava facendo la sua entrata in scena. Era vestito con una blusa militare di color verde con le spalline frangiate e dal petto pieno di medaglie aveva una spada arrugginita riposta e legata alla vita e che usciva per gran parte dal fodero. Il color della pelle era di un viola cianotico a e sotto il naso due lunghissimi baffi unti facevano da padrone, sotto il cappello un ciuffo unico disegnava una spirale di color marrone che accompagnava l’occhio nel suo sguardo severo. Un piccolo urlo stridulo interrotto dai ronzii della cavalcatura ma continuato fuoriuscì di colpo da quella bocca“ Taaacete—bzz bzz —silenzio plantigradiii brutti ceffi— il primo che muove un solo muscolo—diventa companatico bzzz bzzzz muahauhau cosa credete? Dite di non esservi accorti dell’odore?” Ringhi e mugolii e ululati e latrati si levarono alla frase “ cosa di bzzzzzzz taceeetteee non vi è chiaro?” uno schiocco di frusta fortissimo divise l’aria e tutti tacquero nuovamente “ ecco come bzzzzz si ammaestrano le vacche!” intanto un rumore di cascata si stagliò nell’aria facendo distrarre tutti i presenti, uno dei monti stava eruttando, “ presto bzzz chiudetelo mettevi anche di sopra, non mi interessa come ma chiudetelo”. “Tornando a noi mostruosi bestioni bbbbbbzzzzzz ecco il sangue umano di uno di loro... non l’avete percepito... dite?? Siete degli idioti! Bbbzzzz Inutili bestioni affamati e tonti! Nessuno di voi ha visto quel cadavere? Vero? C’è anche del sangue vivo... riesco sentir pulsare il suo cuore... assaporate la sua paura è terrorizzato... scovatelo è qui e non può scappare” : Quelle parole risuonarono dentro le orecchie di Fred come un testamento, mentre nella sua testa l’idea di una morte quasi istantanea si faceva largo, “ perché qui dannazione perché qui adesso questo, sono sopravissuto ad ogni forma di invasione dei mannari e delle blatte, ma contro questo ... sono un idiota” le sue gambe come per magia e spinte dall’ istinto di sopravvivenza si alzarono e scattarono verso uno dei monti; tutti gli sfollatori si voltarono verso quella macchia che correva da dietro i carrelli. Vicino all’uscita da cui era arrivato si erano fermati alcuni di loro, che stavano di già banchettando con i resti del suo amico. Si voltò da tutte le parti ma tutte le vie erano occupate, si fermò a riflettere e da dietro la schiena sentì distintamente un ronzio deciso e poi una voce che gli fece: “bene umano bzzzz... adesso mi dici bzzzz come sei arrivato qui mentre ti studio..... bzzzzz prendetelo e portatemelo di sopra...”. Ogni sogno di speranza svanisce stretto nei pugni di quei giganti; Fred si ferma per pochi istanti prima di svenire per lo spavento cadendo in avanti, le gambe cedono facendo collassare il corpo su sé stesso, la testa batte violentemente in terra e la barba si tinge di polvere rossa, dalle labbra fuoriesce una schiuma bianca. Un gigante lo solleva indossandoselo dietro il collo come un panno e la sua vita svanisce in uno di quei cunicoli trascinato dentro da uno di loro.

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